Da sabato 7 a sabato 14 agosto, come già anche lo scorso anno, sono stata al campo estivo astronomico organizzato dagli amici del Circolo Astrofili Milanesi al Colle dell’Agnello, situato in provincia di Cuneo in alta Valle Varaita, a 2712 m s. l. m. E, come lo scorso anno, era da mesi che facevo il conto alla rovescia per partecipare, tale era la mia impazienza!

Sabato 7 agosto parto attorno alle 9.30: la macchina è stipata all’inverosimile, potrebbe esplodere da un momento all’altro, ma alla fine sono riuscita a caricare tutto, anche lo scatolone di spesa che Andrea mi ha incaricato di procurare, e che a quanto pare rappresenta la parte più importante di tutta la spesa che dobbiamo portarci su: i dolci, tra cui tavolette di cioccolato e la preziosissima Nutella. Nonostante la tentazione (forte) di mangiarmi tutta la Nutella anzitempo, riesco a resistere e assieme al prezioso carico arrivo indenne al Rifugio Alpino “Mario Bottero”, al Colle, attorno alle 12.30. Sono tra i primi ad arrivare, poi nel pomeriggio arrivano man mano tutti gli altri partecipanti al campo.

Piazzo il treppiede quasi davanti alla cucina del rifugio, per poi montare tutto il resto della strumentazione più tardi: è uno dei posti migliori, perchè abbastanza riparato dal vento. Il resto del pomeriggio è dedicato a sistemarsi nel rifugio e a chiacchierare con gli altri, e tra una cosa e l’altra arriva in fretta l’ora di cena.

La notte astronomica inizia attorno alle 22.30, e io decido di lanciarmi nelle riprese della Crescent Nebula; peccato che il software di autoguida non vuol saperne di funzionare: iniziano a volare accidenti e bestemmie in tutte le lingue del mondo antico, moderno e fantascientifico, ma alla fine mi stufo e prendo l’altro computer, che con lungimiranza avevo portato con me… per fortuna, cambiando pc, tutto funziona al meglio e riesco ad accumulare circa 2,5 ore di pose; le temperature sono di 2/3 °C. Alle 4.30 la notte astronomica finisce e contenti andiamo a dormire.

Domenica 8 agosto ci svegliamo prestino per gli standard del campo: attorno alle 9.30, perchè purtroppo non abbiamo dormito bene a causa del freddo che ancora è presente in rifugio… ma pazienza, ci consoliamo con una bella colazione e poi con una doccia calda. Attorno alle 11 allestiamo le stazioni di ricarica basate sui generatori del rifugio e su quelli portati da alcuni di noi, oltre che sui miei pannelli solari. Come anche gli scorsi anni, immancabilmente qualche escursionista passa dal rifugio e immancabilmente ci chiede se facciamo panini e caffè, ma altrettanto immancabilmente noi rispondiamo che “No, ci spiace, è privato, siamo un gruppo di astrofili e abbiamo affittato il rifugio per una settimana per poter osservare e fotografare il cielo…” poverini, evidentemente si ricordano di quando c’era la signora Alessandra a gestire il tutto…

Ad un certo punto, attorno alle 19, qualcuno avvista un bel gruppo di stambecchi, ce ne sono 13! Io e Giuseppe, e non solo, ci precipitiamo a fotografarli con tanto di teleobiettivo: stanno pascolando tranquilli a bordo strada, tra di loro ci sono anche dei piccoli; scattiamo un bel pò di foto, qui ne metto una delle migliori (con mio sommo disappunto ho scoperto che diverse delle altre foto sono venute mosse…)

Mentre siamo di ritorno, si alza un vento abbastanza sostenuto, che, tranne una sera, ci accompagnerà per tutte le notti al Colle; continuo la Crescent Nebula della sera precedente, ma il grafico dell’autoguida sembra un elettrocardiogramma impazzito; anche gli altri fanno fatica a causa del vento, ma nonostante questo a Emmanuele scappano pochi “Belin!”, il tipico intercalare ligure (lui infatti è originario di quelle parti).

Lunedì 9 e martedì 10 agosto trascorrono tranquillamente, all’insegna di lunghe chiacchiere astronomiche e risate; in uno di questi due giorni è prevista una spedizione a Pontechianale, uno dei primi paesi ai piedi del Colle, ufficialmente per integrare le scorte di pane, cioccolata, e benzina per i generatori, ma in realtà lo scopo primario è telefonare, visto che al rifugio i telefoni di molti di noi non prendono; i partecipanti sono Emmanuele, Isaac, Paola e la sottoscritta. Ne approfittiamo per concederci un lusso sfrenato, non disponibile al rifugio: un cappuccino! Tra una cosa e l’altra riesco anche a telefonare ad un altro mio amico astrofilo, Walter, che l’indomani ci raggiungerà al Colle per osservare assieme a noi. Ritorniamo su giusto per l’ora di cena.

La strumentazione ormai è a regime, a tal punto che, durante le riprese notturne, ci concediamo una pausa con svariate tisane che, oltre ad avere effetti diuretici, ha il fondamentale compito di riscaldarci: mentre all’esterno del rifugio le temperature sono dell’ordine dei pochi gradi sopra lo zero, all’interno sono attorno a 18 °C – 20°C!  Il cielo notturno però è uno spettacolo che ci ripaga abbondantemente dal freddo e dalle fatiche delle riprese: la Via Lattea, maestosa, si erge sopra le nostre teste, e i valori di SQM, tra 21,6 e 21,85, sono quasi namibiani! Questi valori si manterranno tali durante tutto il campo.

Mercoledì 11 agosto è il giorno degli incontri ravvicinati di terzo tipo: tra di essi, una ragazza con cane al seguito, spuntata da chissà dove, chiede a Marco da accendere; osservandola, non posso fare a meno di constatare che abbia qualche problema, perchè biascica le parole e sembra completamente persa nel suo mondo; quando si allontana, io e gli altri ci guardiamo con stupore, un personaggio del genere non ci era ancora capitato al Colle.

La sera, ispirati dai lavori dell’amico nonchè noto astrofotografo Lorenzo Comolli, io e Isaac decidiamo di fare una spedizione notturna al laghetto ai piedi del rifugio per scattare qualche foto della Via Lattea che si riflette sulle sue acque e fare un timelapse: quando il vento si calma, sembra che ci sia un secondo cielo ai nostri piedi! Ad un certo punto però inizia una serie di forti raffiche, che mi fanno temere  che il telescopio che intanto sta macinando pose su al rifugio voli via da un momento all’altro… quando torniamo al rifugio, apprendo che Paola e Andrea, a causa di una forte raffica di vento, hanno salvato in extremis il mio computer da un sicuro volo nel sottostante precipizio… dopo essermi ripresa dallo shock, faccio due passi sullo spiazzo davanti al rifugio dove sono posizionati i nostri strumenti, tra cui il Dobson da 30 cm di Walter e il 250 di Hari: suggerisco loro di puntare la nebulosa planetaria NGC 6543 nel Dragone, ma evidentemente non ci ricordiamo di quanto sia balorda questa nebulosa, a tal punto che ci mettiamo, in tre e dopo molte fatiche, circa un’ora per beccarla. Penso che i due proprietari dei rispettivi Dobson mi detesteranno a vita, per questa mia folle richiesta; a corollario di questo puntamento così difficile, nasce un’accesa discussione tra me e i due dobsoniani su quale tipo di cercatore sia meglio, se quello lineare oppure quello angolato, che comunque si conclude senza vinti nè vincitori; insomma stabiliamo che entrambi i tipi di cercatore hanno dei pro e dei contro.

Mentre ci guardiamo attorno, ad un tratto ci accorgiamo di qualcosa di insolito: ci sono delle lucine verdi e viola nella valle sottostante il rifugio e su verso il passo! Cosa saranno mai? Iniziamo a fare diverse ipotesi: dalle astronavi aliene, a gente che gira di notte con le torce… scopriremo che si tratta invece di trappole per insetti installate da addetti dell’Università di Modena per un progetto di ricerca scientifica il cui scopo è campionare la distribuzione di diverse specie di insetti: diversi tipi di luce (viola o verde) attraggono diverse specie di insetti. Le luci sono dei LED installati su dei pannelli in plexiglass: gli insetti, intontiti dalla luce, cadono in una specie di imbuto e da lì in un contenitore contenente una sostanza pericolosa (probabilmente della banale melassa o qualcosa di simile alla sostanza cosparsa sulla carta moschicida che abbiamo in rifugio).

La trappola per gli insetti utilizzata nello studio scientifico dell’Università di Modena

Giovedì 12 agosto andiamo a Saint Veran, un grazioso borgo in Francia nel territorio del Queyras a 2042 n s. l. m., tra i più alti borghi abitati in Europa tutto l’anno. Dal Colle ci vogliono circa 30 minuti di macchina, ma arriviamo senza problemi; dopo aver faticosamente trovato parcheggio (c’è il mercato della lana e conseguentemente parecchio traffico) decidiamo di fare una passeggiata: il mio sguardo viene catturato da un banchetto che vende dei bellissimi calzettoni di lana a righe colorate, che a quanto pare sono “ideali da usare in una casa fredda”, come ci assicura in francese la signora che li vende. Diamo anche un’occhiata alla chiesa parrocchiale; inoltre notiamo varie meridiane dipinte sui muri di diverse case. Facciamo una pausa in un bar con un gelato, ma la nostra spensieratezza ad un certo finisce, perchè nel frattempo in cielo si stanno addensando grossi nuvoloni portatori di pioggia temporaleschi; decidiamo di rientrare al rifugio e, non appena mettiamo piede nel parcheggio, inizia a piovere; inizialmente poco, poi sempre più forte; in fretta e furia mettiamo i teli protettivi sui telescopi, riponiamo valige di accessori nel magazzino e corriamo a nostra volta al riparo. Oltre alla pioggia, che ora assomiglia al diluvio universale, si è alzato un vento fortissimo, con raffiche, ed è pure iniziato un violento temporale; tra di noi inizia a serpeggiare l’angoscia per i telescopi che abbiamo lasciato fuori: nonostante siano ben protetti dai teli e pesino qualche decina di chili, temiamo comunque che si rovinino e che cadano… come in effetti avviene quasi per il telescopio di Vittorio, che inizia a cadere ma poi si blocca contro un tavolo; nonostante non sia finito del tutto a terra, ha purtroppo subito qualche danno. Dopo un pò il temporale finisce, ma il cielo è pesantemente velato: per stanotte non si fa nulla, si va a dormire.

Venerdì 13 agosto è purtroppo il penultimo giorno di campo astronomico: le facce dei miei amici sono tristi, non c’è molta voglia di parlare. Per tirarci su il morale alcuni di noi, e cioè Emmanuele, Isaac, Paola e Filippo, Andrea e la sottoscritta, decidono di fare un’escursione fino al lago Foreant: impieghiamo circa 1,5 ore ad arrivare ma ne vale veramente la pena; io ci ero già stata lo scorso anno ma ci ritorno più che volentieri. Ci facciamo diverse foto sia da soli che in gruppo, e alla fine andiamo a vedere la cascata da cui si forma l’emissario del lago al fondo del lago stesso: da lì vediamo un secondo lago, il lago Egourgeou, situato un pò più in basso. A tutti sembra di vedere una copia del lago di Foreant visto dall’alto!

Verso le 17.30 iniziamo la camminata per tornare al rifugio, in cui arriviamo verso le 19, poco prima di cena; Emmanuele, più felice di un bimbo a cui è appena stato fatto un regalo, fa volare il suo drone sopra il rifugio, scattando diverse foto aeree sia a noi sia al magnifico paesaggio.

La nostra ultima notte al Colle è la migliore di tutte: niente vento, e una temperatura quasi tropicale: ben 10°C! Il grafico della mia autoguida non sembra più un elettrocardiogramma impazzito, ma è regolare. Il cielo è stupendo, si vedono benissimo le stelle più deboli dell’Orsa Minore, e la Via Lattea e le sue bande scure di polveri sembrano quasi in tre dimensioni.

Sabato 14 agosto purtroppo la sveglia è troppo presto, alle 9.00 / 9.30, considerando che molti di noi sono andati a dormire alle 6 della mattina dopo aver chiuso la sessione astrofotografica: entro fine giornata il processo di zombificazione sarà completo… però c’è un motivo ben preciso per questa sveglia: oltre a smontare tutta la strumentazione e a caricare tutto in macchina, dobbiamo dare un’ultima riordinata al rifugio e sincerarci di non dimenticare nulla, oltre che spartirci i resti della spesa. Fatto tutto ciò, scendiamo fino a Pontechianale, dove ci attende un bella mangiata a base di ravioles, un piatto tipico del luogo: si tratta di una specie di gnocchi con quintali di formaggio, o meglio, sono quintali di formaggio con un pò di gnocchi… e così si conclude  questo campo astronomico al Colle dell’Agnello.

Qui di seguito troverete le astrofoto, le foto diurne e notturne e il video del campo al Colle.

ASTROFOTO (cliccate su ogni immagine per accedere alla pagina contenente la relativa descrizione e i dati tecnici di ripresa)

Cave Nebula
Il Cigno a grande campo
Crescent Nebula
Sadr e dintorni
Nebulosa a emissione Sh2-129
Il Sagittario a grande campo

FOTOGRAFIE DIURNE (cliccare sulle foto per accedere alle rispettive gallerie)

Lac Foreant
Saint Veran
Al rifugio e dintorni

FOTOGRAFIE NOTTURNE (cliccare sulla foto per accedere alla galleria)

Tutte le immagini in questa galleria sono state scattate con Canon EOS 1300D + Samyang 8 mm focale fissa + RPOptix Red Pod