Da venerdì 2 settembre a domenica 4 settembre 2016 si è svolta a Saint Barthelemy, Valle d’Aosta, la 25-esima edizione del tradizionale star party. Già, avete letto bene: proprio l’edizione numero 25, vuol dire che lo star party più antico d’Italia ha raggiunto il notevole traguardo del quarto di secolo. Questo star party ha rappresentato il mio decimo star party a Saint Barthelemy: ho iniziato a frequentare questo posto nel 2007, e da allora non l’ho più abbandonato. E questo anno avevo un motivo in più per partecipare: essendo appena rientrata dalla Namibia, con gli amici “namibiani” abbiamo anche presentato un poster sulla nostra bellissima esperienza di osservazione del cielo australe.

Sono salita a Saint Barthelemy giovedì 1 settembre perchè la mia presenza era richiesta dai colleghi dell’Osservatorio Astronomico Valdostano per alcuni lavori relativi alla logistica dello star party, vale a dire attaccare i fondamentali striscioni “Reception” e “Abbassare le luci”, anche se quest’ultimo avvertimento è stato regolarmente disatteso, perchè per tutto lo star party diverse macchine con le luci bianche accese a tutto spiano percorrevano in lungo e in largo la strada che va verso il campo sportivo, fulcro delle ultime edizioni dello star party. Accidenti, se solo avessi potuto tirare le orecchie e staccare le braccia a tutti questi distruttori dell’adattamento della vista al buio, conquistato in molti minuti…e non ero la sola a pensarlo, vicino a me, sabato notte nel campo sportivo, c’era Franco Bertucci, astrofilo milanese noto per le sue colorite invettive contro qualunque tipo di luce bianca acceso a sproposito durante gli star party, e non solo contro di loro, come vedremo in seguito.

Dovendo sostituire una mia collega, quest’anno ho vissuto lo star party “dal di dentro”: nel senso che mi hanno piazzato alla reception expo, davanti a uno dei capannoni bianchi del campo sportivo, dandomi un’unica istruzione: far pagare a tutti il biglietto e dare gli omaggi per poter entrare a visitare gli stand dei rivenditori di telescopi e poter sentire le conferenze. Questo è accaduto il 2 e il 3 settembre dalle 8 del mattino alle 8 di sera. Certo, è stato un pò faticoso, ma sono stata la persona più felice del mondo: avrei potuto salutare tutti, ma proprio tutti, gli amici, essendo costretti a passare da me per accedere ai tendoni expo strumentazione e seminari! Cosa che non avrei potuto fare se fossi andata più in giro, perchè magari io sarei stata da una parte, gli amici dall’altra, con conseguente rischio di non riuscire a salutarli tutti durante i frenetici giorni che caratterizzano questo star party.

La sera di giovedì 1 settembre, finiti i lavori per l’osservatorio, ho girato un pò constatando come le piazzole per gli astrofili dietro l’osservatorio fossero già gremite: si trattava solo di un assaggio di quello che sarebbe successo a partire dal giorno dopo e ancora di più sabato 3 settembre. Il pomeriggio è trascorso velocemente chiacchierando con altri astrofili, e uno di loro, che affittava uno spazio nelle piazzole dietro l’osservatorio, si è reso conto troppo tardi di essere l’unico visualista con Dobson da 40 cm di diametro in mezzo a tanti astrofotografi, come si vede nella foto qui sotto: il suo telescopio è vicino alla tenda blu. Adesso non so come sia andata a finire, ma deve essersi spostato da un’altra parte nei giorni dello star party.

Le piazzole dietro l’osservatorio affollate di telescopi

Venerdì 2 settembre, di buon’ora, hanno iniziato ad arrivare i primi espositori; quest’anno erano presenti Tecnosky, Artesky, Geoptik, Teleskop Service, Auriga, PrimaLuceLab, RSA Cosmos, Skypoint e la Canon, più gli stand del Gruppo B Editore e del CICAP. Poco dopo hanno iniziato ad arrivare anche i primi astrofili. Visto che il venerdì molte persone magari lavorano ancora, nei momenti di tranquillità ne ho approfittato per curiosare tra gli stand dei rivenditori di telescopi: il mio sguardo è subito stato attirato dai due Dobson Nadirus da 12″ e 16″, che facevano bella mostra di sè nello stand della Geoptik. Non mi sono comprata il Nadirus da 16″, il telescopio dei miei sogni (ma prima o poi mi toccherà rimediare), ma in compenso ho chiesto ai ragazzi dell’Auriga se avevano i ricambi per la pulsantiera del mio telescopio Newton 200 f/5 su montatura HEQ5: a causa dell’uso intensivo negli ultimi 12 anni, ne ho semidistrutto la pulsantiera.

Durante la mia permanenza alla reception dell’expo astronomica, ho potuto seguire le fasi di montaggio di ben due Dobson: uno da 60 cm f/5 con finiture di un vivace colore blu elettrico, e l’altro da 76 cm e lunghezza focale di 3 m, usato poi anche da Franco Bertucci. Ad un certo punto mi si è presentata una famigliola formata da papà astrofilo, moglie e bimbo, astrofilo pure lui: questo bimbo è stato l’unico a visitare l’expo, davvero un fenomeno! E tutte le volte che entrava nei tendoni, avreste dovuto vedere con quale orgoglio mi mostrava il suo tesserino.

Il Dobson da 76 cm

Oltre alle attività ai tendoni expo e seminari, ci sono state numerose attività presso l’osservatorio e il planetario: in particolare i laboratori proposti dai ragazzi della British Interplanetary Society sulla costruzione di razzi in scala (che poi venivano veramente lanciati!) e su come pilotare un rover marziano; in più era presente anche un simulatore della Soyuz, la capsula russa che attualmente è l’unica astronave con equipaggio umano in grado di servire la ISS: con il simulatore è stato possibile simulare la manovra di attracco della Soyuz a uno dei boccaporti della Stazione Spaziale. Purtroppo non ho potuto assistere ai lanci dei razzi per ragioni lavorative, ma mi hanno detto che è stato emozionante vederli staccarsi dal suolo, e poi vederli atterrare con tanto di paracadute.

Dopo una abbondante cena all’ostello della gioventù, finalmente mi sono preparata per la lunga note che mi aspettava: prima meta è stata la piazza di Lignan, storico ritrovo per gli astrofili durante lo star party, dove ho ritrovato gli amici astrofili del Planetario di Ravenna: Paolo Morini, Paolo Alfieri, Marco e Dino. L’oggetto dell’animata discussione in cui erano coinvolti era la possibilità di osservare o meno Mu Cygni, una stella doppia con le due componenti molto sbilanciate in magnitudine, attraverso un rifrattore da 80 mm di diametro. Mi hanno chiesto di osservare, e non mi sono tirata indietro: mi è sembrato di intravedere la secondaria, ma con estrema difficoltà, a destra della componente principale. Anche a loro è sembrato di vedere la stessa cosa. In realtà, da un controllo effettuato dopo lo star party con un telescopio più potente, è emerso che ci siamo presi un mezzo abbaglio: la nostra componente più debole non c’era, ma ce n’era un’altra in una posizione differente. Pazienza, vorrà dire che al prossimo star party ci faremo prestare un Dobson di minimo mezzo metro di diametro per osservarla…Constato come la notte sia caratterizzata da una temperatura eccezionalmente mite, che mi permette di stare per quasi due ore in T-shirt, con grande disappunto delle altre persone nei pressi, imbacuccate come se dovessero partire per il polo nord. Tale temperatura si manterrà così anche la notte successiva, solo l’umidità aumenterà appena.

La seconda tappa del nostro itinerario notturno è stata ovviamente il Dobson da 1 m di diametro e 5 m di lunghezza focale di Fabio Marinoni, non ho potuto resistere alla tentazione di guardarci dentro! La particolarità di questo strumento sta nel suo schema ottico, perchè si tratta di un Newton modificato: il fascio luminoso, dopo essere stato riflesso dal tradizionale specchio primario a sezione parabolica, viene mandato ad uno specchio secondario a circa 2/3 dell’altezza del tubo del telescopio, sistemato come nei Cassegrain, e infine allo specchio terziario inclinato a 45° rispetto all’asse ottico come nel Newton tradizionale. Con questo accorgimento l’altezza del fuoco viene a trovarsi a circa 3 m dal suolo e non a 5, riducendo così la probabilità di farsi molto male in caso di rovinosa caduta dalla scala. Questo strumento ha richiesto un lavoro di 7 anni, che Fabio ha ricavato nei ritagli di tempo. Davvero un’impresa titanica. Però ne è valsa la pena, perchè abbiamo potuto ammirare gli ammassi globulari M 3 ed M13 che ci hanno offerto uno spettacolo unico, visto che era possibile risolverli fino al centro!

Il Dobson da 1 m

La terza tappa del nostro itinerario notturno è stata il campo sportivo, dove abbiamo fatto visita agli amici Piero e Patrizia, che erano presenti assieme ad altri astrofili del loro gruppo: attraverso il loro Dobson da 30 cm abbiamo osservato NGC 891, la Saturn Nebula,  M57, M13, M27, NGC 7662 cioè la nebulosa planetaria in Andromeda, la planetaria Occhio di Gatto (NGC 6543) nel Dragone e la galassietta nel Dragone, cioè NGC 6503. Molte osservazioni e chiacchiere dopo, ci siamo diretti verso le postazioni osservative di Alessandra, Attilio, Martino, Davide, Luigi e molti altri amici astrofili che avevano schierato un autentico esercito di telescopi a metà del campo sportivo: con Alessandro e Davide abbiamo provato a cercare la galassia NGC 7331 nel Pegaso attraverso il C11 di Davide, ma senza risultato, a causa di un problema con la procedura di allineamento celeste. Basta, osserviamo altro, ci siamo detti! Così abbiamo puntato gli ammassi aperti in Auriga, in particolare M 37 ci ha offerto una visione spettacolare che ci ha fatto subito dimenticare l’insuccesso nell’osservazione di NGC 7331. Poco dopo abbiamo osservato il Doppio Ammasso di Perseo.

A malincuore, ho dovuto andare a dormire verso le 3:30, con ancora due orette di notte astronomica davanti, perchè il giorno dopo (o meglio, poche ore dopo) avrei dovuto di nuovo essere operativa per la reception expo, a partire dalle 8: accidenti, non avessi avuto questo compito così impegnativo mi sarei fermata tranquillamente fino all’alba. Pazienza, sarà per il prossimo anno.

Sabato 3 settembre la reception expo (e quindi anche chi scrive) è stata presa letteralmente d’assalto dagli astrofili desiderosi di ascoltare le conferenze e visitare gli stand dei rivenditori di strumentazione astronomica: non ho fatto una stima precisa, ma nell’arco della giornata saranno passate più di 500 persone. Tra di loro, circa l’80% erano miei amici o comunque astrofili già incontrati nei precedenti star party. In mezzo a loro, oltre a Giulia,  una mia collega del Planetario di Torino e al collega Luciano dell’Osservatorio Astrofisico di Torino, anche Franco Bertucci e Carlo Maccagnan che poi la sera hanno dato spettacolo col dobson da 76 cm, e il gruppetto dei “namibiani” andati prima di noi alla Tivoli Farm: Emmanuele Sordini, Giosuè Ghioldi, Luigi Fontana e Lorenzo Comolli, con cui è stata obbligatoria la foto di rito davanti al poster sulla Namibia, rigorosamente vestiti con la camicia della Tivoli Farm!

Eccoli, i namibiani! Da sinistra a destra Attilio, Alessandra, Lorenzo, Luigi, Giovanna, Giosuè, Piero, Patrizia. Accucciato Andrea.

Fortunatamente il resto della giornata alla reception expo è trascorso senza intoppi, e finalmente alle 20 ho potuto andare a cena all’ostello. Dopo cena, smessi i panni dell’addetta alla reception e indossati di nuovo quelli dell’astrofila, sono uscita per la mia seconda notte di osservazioni: in teoria potevo montare il mio telescopio, ma alla fine non ho fatto così perchè secondo me la cosa più bella di uno star party è andare a curiosare da un telescopio all’altro e scambiare due parole con gli amici o chiedere loro consigli per l’osservazione, oppure provare gli strumenti messi a disposizione dai rivenditori. E così ho fatto: visto che il rifrattore Tecnosky apocromatico Goliath da 210 mm di apertura f/6 era lì a disposizione, ne ho approfittato subito per godermi una visione mozzafiato del Doppio Ammasso di Perseo: wow! Sembrava quasi di essere dentro un’astronave.

Dopo tale mirabile visione, siamo andati tutti da Franco Bertucci e soprattutto dal suo Dobson da 76 cm per fare una bella indigestione di galassie: oltre al Quintetto di Stephan e al piccolo ammasso di galassie nei dintorni di NGC 7331, Franco ci ha proposto l’osservazione di un ammasso di galassie a cavallo tra l’Acquario e il Pesce Australe; una delle galassie meglio visibili di questo ammasso è stata NGC 7229, una galassia spirale barrata. Sono anni che lo conosco, ma Bertucci continua sempre a stupirmi per la quantità di oggetti deep sky che conosce a memoria senza bisogno di consultare mappe o atlanti, davvero notevole. E non i Messier (banali per lui), ma gli NGC ed IC! Dicevo all’inizio che Bertucci è noto per le sue invettive contro chi accende indiscriminatamente le luci bianche agli star party: ad un certo punto, nel cuore della notte, fa la sua comparsa un gruppetto di persone con tanto di smartphone e luci bianche all’ennesima potenza. Franco inizia a chiedere insistentemente di spegnere la luce, ma loro, nulla, sembra che proprio non ci sentano. Allora chiede: “Ma siete sordi????” Queste persone erano veramente dei sordomuti che poco prima avevano visitato l’osservatorio…aiuto, che figuraccia megagalattica! Fortunatamente tutto si è risolto per il meglio, senza nessuna rissa. Un’altra spina nel fianco del povero Bertucci sono gli astrofotografi, che secondo lui cambiano l’aspetto delle nebulose che riprendono a loro piacimento, aggiungendo o togliendo gas e colori come vogliono e quanto vogliono. Che ridere…peccato però che mentre Bertucci stava dicendo queste cose, proprio in quel momento passa Comolli, noto astrofotografo…altra rissa evitata, grazie al suo forte autocontrollo. Pensate un pò, come pena del contrappasso a Bertucci è toccato fare da giudice per il concorso di astrofotografia. Ecco, questi due aneddoti servano da lezione ai neofiti che (forse) leggeranno queste pagine: mai accendere luci bianche allo star party di Saint-Barthelemy, specialmente nella zona Dobson dove c’è Bertucci. E mai nominare la parola astrofotografia, potreste pentirvene amaramente. Date queste doverose avvertenze, posso ora riprendere il racconto dello star party. Dopo aver osservato al Dobson di Bertucci, assieme ad un ex stagista dell’osservatorio, Fabio, e alla sua ragazza, siamo partiti alla volta del gruppo di astrofotografi alla ricerca di preziosi consigli e suggerimenti per avvicinarci ad essa. Siamo arrivati sani e salvi a destinazione, evitando accuratamente di inciampare nei numerosissimi cavi attorno ai loro telescopi, e questa è un’altra lezione per i neofiti: prestare la massima attenzione quando si entra nel territorio degli astrofotografi: è come un terreno minato, solo che al posto delle mine ci sono i cavi di alimentazione di telescopi, computer, camere CCD etc etc etc. Non c’è nulla di più pericoloso di un astrofotografo molto arrabbiato a cui viene a mancare la corrente improvvisamente mentre sta riprendendo una certa nebulosa che solo lui conosce, magari che richiede minimo 15 ore di posa: come minimo rischiate di beccarvi sulla testa una coppia di contrappesi da 6 kg l’uno. Parlando con Comolli e i suoi amici, ci siamo resi conto che c’è veramente parecchio lavoro da fare, specialmente per operare ad altissimi livelli! Nonostante il buio, riuscivo a percepire la perplessità sul viso del povero Fabio, temo che anzichè dedicarsi all’astrofotografia virerà decisamente verso l’osservazione visuale… Dopo ci siamo diretti di nuovo verso il gruppo degli amici visualisti, dove abbiamo potuto ammirare una marea di altri oggetti di profondo cielo, tra cui una meravigliosa M 57 nel C8 di Attilio (ridenominato “Otto”). Sempre a malincuore, e sempre per ragioni lavorative del giorno seguente, ad una certa ora mi è toccato di nuovo andare a dormire. E in effetti domenica 4 settembre ero già in piedi, dalle 8; fortunatamente non mi è toccato fare di nuovo i biglietti, anche perchè avendo dormito 7 ore in 2 notti, la mia lucidità mentale era scarsina. Finalmente ho potuto visitare con tutta la calma necessaria gli espositori di strumentazione astronomica, e i due telescopi autocostruiti esposti nella sede del locale gruppo di astrofili “Per amor del cielo”: uno era una riproduzione di uno dei cannocchiali di Galileo, l’altro un telescopio rifrattore 203/1800 dal tubo in legno lucidato.

Il rifrattore 203/1800 in legno

Mentre scattavamo foto tra noi e ai telescopi, alle 11 abbiamo potuto ascoltare il concerto della banda musicale “La Lyretta”, che sicuramente avrà definitivamente svegliato gli ultimi astrofili ancora addormentati. Alle 12 ci sono state le premiazioni del concorso di astrofotografia digitale, primo classificato Paolo Demaria con una splendida ripresa della Iris Nebula in Cefeo, che sembrava in 3D! Fortunatamente non ho fatto parte della giuria, perchè la scelta sarebbe stata piuttosto ardua.

Lo star party si è concluso con i ringraziamenti da parte di Paolo Calcidese a tutte le autorità che hanno patrocinato questo XXV star party, agli astrofili partecipanti etc con l’augurio di ritrovarsi tutti per il XXVI star party di Saint Barthelemy. Che dire? Si è trattato davvero di un grande star party, con due notti totalmente serene. Speriamo di ripetere il prossimo anno, e nel frattempo… cieli sereni e bui a tutti! 

Le foto dello star party