La costellazione di Ercole, che si estende da appena a ovest della testa di Ofiuco al Dragone e si trova sulla parte orientale della Via Lattea, è una delle figure più antiche del cielo, benchè fosse conosciuta con dei nomi diversi: “Piegato sulle Ginocchia” per Ipparco, e “Fantasma” per Arato nei Phainomena. Alcuni studiosi della mitologia dell’Eufrate associano le stelle di Ercole e del Dragone rispettivamente con la divinità solare Izhdubar e il dragone Tiāmat ucciso da lui, il che potrebbe essere alle fondamenta del mito di Ercole e dell’Idra di Lerna. Izhdubar è mostrata su un sigillo cilindrico datato tra il 3000 e il 3500 a. C., e descritta in antichi documenti di quell’area come inginocchiato su un solo ginocchio, con un piede sulla testa del Dragone. Le sue note fatiche probabilmente si riferiscono al passaggio del Sole attraverso i dodici segni zodiacali. Questo mito dell’area dell’Eufrate di migliaia di anni fa potrebbe essere stato adottato in Grecia, e l’eroe del solare trasformato in Ercole con le sue dodici famigliari fatiche.
Nell’antica Fenicia questa costellazione era oggetto di adorazione perchè rappresentava il grande dio del mare Melkarth.
In realtà era considerata di grande importanza un po’ dappertutto, a giudicare dall’abbondanza di designazioni e rappresentazioni, a tal punto che nessun altro gruppo di stelle sembra avere così tanti nomi: l’usuale nome greco venne traslitterato come Engonasi, Engonasis, e Engonasin da Bullialdus; Genuflexus, Genunixus, and Geniculatus; Ingeniculatus da Vitruvio; Ingeniclus and Ingeniculus da Firmicus; Ingenicla Imago e Ignota Facies da Manilio. Altri autori usarono i sinonimi Incurvatus in genu, Procidens, Prociduus, Procumbens in genua, e Incumbens in genibus; Defectum Sidus e Effigies defecta labore; and nel Tetrabiblos del 1551 Ercole è “Qui in genibus est”. Ercole divenne noto anche come Saltator, il Saltatore; Clavator e Claviger, il portatore della clava per i Latini. Il nome classico Hercules, benchè comparso per la prima volta nei Catasterismi, fu utilizzato da Panyasis, il poeta epico del 500 a. C., e zio di Erodoto, forse per introdurre tra i cieli un altro argonauta. Il Nessus di Vitruvio proveniva dalla storia di Deianira, l’innocente causa della morte di Ercole. Ercole era noto anche come Cernuator, il lottatore, dalla sua abilità nella lotta.
Ercole solitamente è rappresentato con la clava e la pelle del leone, il piede sinistro sul Dragone e il destro vicino al Pastore; sul Globo Farnese è invece ritratto come un giovane uomo nudo e in ginocchio.
L’illustratore veneto di Hyginus raffigurò Ercole come un albero di mele con un serpente arrotolato attorno al suo tronco.
Nell’antica Arabia Ercole divenne noto come Al Raḳīs, il danzatore; Al Jathiyy aʽla Rukbataihi, Colui che si inginocchia su entrambe le ginocchia.
Maggiore eroe greco, divinità olimpica dopo la morte, Eracle fu venerato come simbolo di coraggio e forza, ma anche di umanità e generosità, anche presso i Romani. Era ritenuto protettore degli sport e delle palestre. Fu onorato in numerosi santuari sparsi in tutta la Grecia e le sue tante imprese, espressione dell’altruismo e della forza fisica, lo fecero credere il fondatore dei Giochi olimpici. In alcuni casi, mettendo in luce la generosità con la quale affrontava avversari temibili, si rese dell’eroe un’immagine dall’intensa forza morale, oltre che puramente fisica.
Nel mondo romano Ercole presiedeva alle palestre e a tutti i luoghi in cui si faceva attività fisica; considerato anche una divinità propizia, gli si rivolgevano invocazioni in caso di disgrazie, chiamandolo Hercules Defensor o Salutaris.







