Da venerdì 23 a domenica 25  giugno sono stata a Saint Barthelemy: stufa del caldo insopportabile che faceva in quei giorni a Torino, sono scappata quasi alla velocità della luce alla volta di Saint Barthelemy, nonostante le previsioni non fossero ottimali per osservare. Ma una brutta sorpresa mi attendeva: faceva caldo anche a Saint Barthelemy! “Aiuto” – ho pensato – “e adesso come faccio?” Fortunatamente per me e gli altri amici astrofili che ho incontrato, il caldo era mitigato da un leggero venticello, e la sera si stava benissimo.

[Cliccare sull’immagine per acedere alla galleria fotografica]

Ho approfittato delle lunghe ore prima del buio per montare il Newton 200 f/5, che ho piazzato accanto a due bei Dobson: uno era un 40 cm f/5 di Marco, l’altro un 40 cm f/4,5 di Maurizio, completamente autocostruito. Evviva, finalmente un pò di visualisti oltre a me sulle piazzole dietro l’osservatorio! Ci hanno raggiunto anche Monica, i due Carlo, e Rosario. Tra una chiacchierata e l’altra, ho scattato un bel pò di foto alla strumentazione presente, che potete trovare nella galleria cliccando sopra l’immagine.

Dopo una veloce cena a base di formaggio e pomodori, finalmente abbiamo cominciato le osservazioni. I primi oggetti ad essere finiti nel crocicchio del cercatore del Newton sono stati Giove e Saturno, che però, a causa del seeing scarso dovuto al vento in quota, sono stati un pochino deludenti. Poichè il cielo non era ancora perfettamente buio, ci siamo  sbizzarriti ad osservare stelle doppie a volontà, che pure ci hanno regalato molte soddisfazioni per via delle loro componenti variamente colorate:

Mizar e Alcor nell’Orsa Maggiore: mentre Mizar e Alcor si distinguono già ad occhio nudo, per sdoppiare Mizar occorrono 35 x

Izar (Epsilon Bootis) nel Pastore, caratterizzata da una componente gialla e una arancion

Epsilon Lyrae nella Lira, nota anche come Doppia Doppia: a 35 x si separano tranquillamente le due coppie principali, ma occorrono 200 x e un buon seeing per separare a loro volta ognuna delel coppie principali

Albireo nel Cigno, una componente è gialla l’altra azzurra; già osservabile a 3 5x

Cor Caroli (Alfa Canum Venaticorum) nei Cani da Caccia, caratterizzata da una componente primaria rosso rubino e da una secondaria blu, separabili a 35 x

Non appena il cielo si è ulteriormente scurito, siamo riusciti ad osservare anche qualche oggetto deep sky:

M 57 nebulosa planetaria nella Lira

M 27 nebulosa planetaria nella Volpetta

M 13 ammasso globulare in Ercole

NGC 6503 galassia nel Dragone

NGC 6543 nebulosa planetaria nel Dragone

M 31, M 32, NGC 110, NGC 891 galassie in Andromeda

M 15 ammasso globulare in Pegaso

NGC 7331 galassia in Pegaso

NGC 869, NGC 884 il Doppio Ammasso aperto nel Perseo

Tra un oggetto deep sky e l’altro ho avuto modo, assieme a Monica, di scattare qualche fotografia notturna del cielo sopra Saint Barthelemy; tra i nostri punti osservativi anche la terrazza sopra l’osservatorio, da cui di giorno si può godere di una vista mozzafiato sulle montagne verso sud. Ho replicato anche con la Canon EOS 600 D gentilmente imprestatami da Carlo, che ringrazio molto per questo: certo che è tutta un’altra storia mettere a fuoco le stelle attraverso il live – view! Non potevo quasi crederci a non lottare contro la ghiera di messa a fuoco, come invece accade con la 400 D.

Essendo presenti non uno ma ben due Dobson da 40 cm, non ho potuto fare a meno di darci un’occhiata: il Velo del Cigno (NGC 6960 e NGC 6992) sembrava quasi in tre dimensioni, mentre M 13 ed M 57 erano ben netti e definiti, con l’ammasso globulare risolto fin quasi al centro. Ma l’oggetto che ci ha sorpreso di più è stata la Crescent Nebula nel Cigno, NGC 6888, che mostrava la caratteristica forma a bolla. Purtroppo le notti estive sono corte, e passano in fretta: quando ho visto sorgere il pianeta Venere sopra la montagna, ho capito che l’alba si stava inesorabilmente avvicinando e che era ora di andare a dormire.

Sabato mattina ho incontrato gli amici Giancarlo, Davide e Martino, con cui ho avuto il piacere di fare tante chiacchierate e risate, sempre per la storia dell’astrofotografia: “Ma tu ormai sei un’astrofotografa!””Ma non è vero! Sono una visualista…” e via di questo passo. Diventerò un’astrofotografa? Questo è il dilemma… per distrarli momentaneamente da questi pensieri li ho poi portati un momento a vedere i telescopi dell’osservatorio, poi abbiamo fatto un salto nella sede degli amici astrofili “Per amor del cielo”. Alla fine ci siamo tutti cimentati nella nobile arte della G – astronomia, altrimenti nota come Astro – Gastro, nel bar – ristorante della piazza. Però tutto questo non è bastato per togliere dalla testa di Martino e Davide l’idea di farmi diventare astrofotografa, aiuto! Temo che lancerò sulle loro teste i contrappesi della mia montatura, e ognuno pesa 6 kg. Come si suol dire, astrofilo avvisato…

Usciti dal ristorante notiamo che il cielo si è coperto tutto: niente da fare, niente osservazioni per stasera. E pensare che nel frattempo ci hanno raggiunti sulle piazzole dietro l’osservatorio anche due astrofili di Torino, con tanto di tenda e telescopi e camere CCD, che però hanno dovuto smontare in tutta fretta a causa dell’arrivo di un forte temporale. Morale della favola? Sabato notte ci siamo dedicati all’altrettanto nobile arte della dormita. Pazienza, andrà meglio la prossima volta.

La mattina dopo, alle 10, sono partita con Piero, Patrizia, Monica e Carlo per il rifugio Cuney: finalmente un sogno che si realizza, dopo 10 anni di frequentazione di Saint Barthelemy! Per una ragione o per l’altra prima non ero mai riuscita a visitare il rifugio e l’oratorio di Cuney, a 2652 m s. l. m. Quindi quale migliore occasione dell’apertura delle strade poderali? Siamo andati su un pezzo in macchina, poi da lì abbiamo camminato per circa 1 ora 15 minuti verso il rifugio. Il rifugio e l’oratorio Cuney si trovano in un posto meraviglioso, racchiusi in una conca circondata dalle montagne tranne verso sud, e proprio davanti c’è un piccolo laghetto. Potete trovare le foto nella galleria fotografica. E la temperatura era ottimale, più o meno sui 15° C: ad un certo punto, mentre eravamo fermi per mangiare, abbiamo dovuto addirittura indossare le giacche. Che bellezza! Niente telefoni che prendono, niente aria inquinata, un bel gruppo di amici e tante, tantissime risate… e addirittura un’intervista da parte della troupe televisiva del TGR Valle d’Aosta, che non ci aspettavamo proprio: hanno intervistato una a caso (indovinate un pò chi è), mentre gli altri se la davano a gambe levate.

Sulla via del ritorno ci siamo ripromessi di tornare al rifugio Cuney, e di fermarci anche per la notte, magari per fare osservazioni e un bel time – lapse del cielo notturno con le stelle che si riflettono nel laghetto (ahi ahi Giovanna, stai prendendo una brutta piega).